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Giulio Cesare

E' proprio vero! Uno dei più grandi condottieri dell'antichità; colui che dominò la scena politica della Roma imperiale all'apice della sua potenza; l'Uomo che guidò le vittoriose aquile romane in tutta l'Europa riuscendo per fino a sbarcare per ben due volte in Inghilterra (unico esempio in tutta la storia); uno dei più geniali strateghi che abbia avuto l'umanità che con pronto intuito e fulminei movimenti sapeva capovolgere le sorti di una battaglia, tanto che alla distanza di due millenni, ancora oggi vengono studiati i suoi piani di battaglia elaborati fin nei mini particolari. Quest’Uomo che alla genialità dello stratega accoppiava le doti di fine letterato e di scrupoloso, fedele, imparziale cronista di se stesso; ,che ci ha lasciato i due capolavori del «De Bello Gallico» e del «De Bello Civile», che con l'Eneide e le Orazioni di Cicerone rappresentano i pilastri fondamentali della più pura lingua latina. Quest'Uomo dunque che nella storia di tutti i tempi occupa uno dei posti più preminenti, ricoprì nella sua prodigiosa carriera pubblica, che doveva portarlo alla più alta magi stratura politica dell'antica Roma, la carica di «Sovrintendente ai boschi ed ai sentieri» corrispondente ai nostri giorni a quella di Capo dell'Amministrazione forestale.

Vale la pena di vederlo più da vicino questo «grande della storia». Giulio Cesare nacque intorno agli anni 100 a.C. da famiglia patrizia (gens Julia) discendente, da parte di padre, direttamente da Venere. Origine quindi divina.

In quel periodo Roma, oltre alla penisola italiana, dominava in pratica tutto il bacino del Mediterraneo.

Infatti ad ovest ed al nord aveva conquistato la penisola Iberica (Spagna e Portogallo) e le Gallie (Francia - Lussemburgo - Belgio e Olanda). Ad est domina va tutta la costa dalmata, la Grecia e l'Asia minore. A sud aveva sotto di sé la fascia costiera dell'Africa settentrionale compresa fra la Tunisia ed il Libano, fatta eccezione di una zona corrispondente presso a poco all'odierno Egitto.

Roma in tal modo poteva controllare tutto il traffico che si svolgeva nel Mediterraneo.

Fin da giovane Cesare, per la sua illustre e divina ascendenza pose la candidatura alle cariche pubbliche incontrando però le prime difficoltà, i primi scontri, le prime disillusioni che lo portarono a collezionare nemici su nemici.

Cesare però si sapeva abilmente destreggiare fra patrizi e plebei non disdegnando di schierarsi apertamente a favore di quest'ultimi, quando, per scopi politici, lo riteneva opportuno. Questa grande abilità lo portò subito a ricoprire la carica di pontefice; carica non di rilievo ma di prestigio in quanto sovrintendeva a tutte le manifestazioni religiose curava li calendario, fissava giorni festivi, consacrava i templi, presiedeva ai sacrifici, compilava l'elenco dei magistrati in carica ogni anno e curava la cronaca degli avvenimenti.

Dopo un soggiorno in Oriente, ove ebbe modo di distinguersi in diverse avventure militari, guadagnandosi la più alta onorificenza (corona di foglie di quercia), Giulio Cesare ritorna a Roma ove nel 69 A.C. a soli 32 anni venne eletto questore. Questa nomina in pratica gli apriva le porte del Senato. Tre anni dopo, a 35 anni, venne eletto «Edile curule» cioè sovrintendente all'urbanistica ed alle cerimonie pubbliche. Con tale carica Cesare seppe accattivarsi le simpatie. del popolo organizzando fastosi giochi pubblici che rimasero memorabili. Questa accorta politica gli valse successivamente la elezione. a Console con una legge speciale approvata direttamente a popolo al di fuori del Senato.

E' proprio in questo periodo che lo stesso Senato gli conferì l'ufficio pubblico di «Sovrintendente ai boschi ed ai sentieri».

Ma vediamo quali erano le attribuzioni di quest'ufficio che certamente rivestiva notevole importanza avendovi destinato un Console!

Ai tempi della Roma imperiale l'estensione dei boschi era ben più vasta di quella attuale. Le foreste rivestivano la maggior parte del rilievi spingendosi fino a valle ove talora raggiungevano le coste.

L'importanza dei boschi era ben nota agli antichi romani tanto che per molti di essi, che esplicavano particolari compiti, era stato imposto un vincolo severissimo: quello religioso. Infatti erano dichiarati sacri quei boschi che proteggevano sorgenti d'acqua, quelli che segnavano i confini fra Stati, città e proprietà e quelli che correvano lungo le vie consolari.

Coloro che arrecavano danni ai boschi dichiarati sacri, commettevano atto sacrilego e quindi erano puniti molto severamente. Dalla pena pecuniaria si arrivava a quelle corporali e per i reati più gravi era prevista perfino la pena di morte.

Ciò sta a significare l'importanza che a quei tempi si dava ai boschi. Non è dato sapere se questa importanza era basata su approfondite conoscenze di problemi idrogeologici. E' da ritenere però che quest'ultimi problemi non sussistessero data la grande estensione delle foreste, in rapporto alla popolazione, che di per sé assicuravano la stabilità dei versanti e delle terre.

L’importanza dei boschi era quindi di natura economica ma soprattutto di natura militare.

Dai boschi infatti proveniva tutto il materiale necessario all'armamento delle flotte e Roma di flotte ne aveva estremo bisogno poichè su di esse erano basati il predominio marittimo ed i traffici commerciali in dispensabili alla opulenta e doviziosa vita romana di allora.

La distruzione di un bosco, pertanto, poteva rappresentare un duro colpo per la perfetta ed efficiente macchina di guerra sulla quale si basava tutta la potenza di Roma imperiale. Da ciò la necessità per il Senato di affidare la responsabilità della vigilanza forestale a persona altamente qualificata, che aveva da to prova, in precedenti incarichi pubblici, di notevole capacità organizzativa. E Cesare assolse egregiamente, come ,del resto era nel suo carattere, questi compiti per lui nuovi e tanto diversi da quella che era la sua vera innata vocazione di condottiero. Lo troviamo infatti, poco dopo, in Gallia come Governatore della Gallia Cisalpina, dell’Illiria e del Narbonese. In quelle zone il futuro dittatore sarebbe rimasto per ben nove anni.

lndubbiamente Cesare non ha lasciato, nella carica di sovrintendente ai boschi ed ai sentieri, l'impronta del suo genio come l'ha lasciata nell'arte militare, nelle lettere e nella politica anche per la breve durata dell'ufficio pubblico. Ma il solo fatto di aver ricoperto, seppur per breve tempo, tale incarico, dà a noi forestali di oggi un senso di legittimo orgoglio e di maggiore senso di responsabilità sapendo di aver avuto come collega un così illustre personaggio.

GUIDO BERNARDI