Tra gli ingegni destinati ad un'immortalità sempre crescente, in rapporto al divenire vivo degli umani avvenimenti. Guglielmo Marconi occupa ben a ragione un posto di eccezionale importanza, poichè dalle sue scoperte prendono corpo le premesse di quelle sbalorditive conquiste alle quali, oggi, l'uomo è giunto. Perchè? Perchè lo spazio fu per primo suo; sia sul piano spirituale della conquista, sia su quello positivo dell'annullamento delle distanze. Egli, infatti, lo percorse spronato dallo slancio tenace della sua anima e lo dominò con la forza intellettuale dello scienziato e del ricercatore. Vinse cosi le distanze infinite, avvicinò i mondi ed offri agli uomini, nella gioia degli scambi, la possibilità di parlarsi, di sentirsi e di amarsi di più attraverso una vita resa più avvincente dall'entusiasmo dell'incontro.
Nato a Bologna il 29 aprile del 1874 da madre inglese, Annetta Jameson, e da padre italiano, Giuseppe Marconi, egli manifestò fin dai primi anni della fanciullezza una particolare e spiccata versatilità per gli studi scientifici; studi ai quali in pratica si dedicò appassionatamente più come autodidatta che seguendo corsi regolari.
Il padre, uomo di positivi principi, proprietario di un'avviata azienda agricola, non condivise da principio la passione del figlio, poichè, secondo il più comune buonsenso, nelle invenzioni o si diventa grandi o si rimane sconosciuti; la mamma, invece, forse per quella sensibilità affettuosa, propria di tutte le madri che amano teneramente, vide per il figlio, oltre il rituale confine della «stabile sistemazione», un avvenire illustre e famoso. Ed il giovane Marconi, superato lo scoglio dell'iniziale contrarietà paterna, continuò i suoi studi e le ricerche trasformando, alla buona, in laboratorio alcune stanze della sua casa di campagna. La vita dello scienziato, anche in quell'epoca fu caratterizzata non soltanto dal divenire sempre più penetrante dell'abilità nella ricerca, ma in pari tempo da una fede incrollabile sui risultati di essa. Ingegno e tenacia, riuniti insieme in un temperamento alieno da manifestazioni esteriori e da facili entusiasmi, ci presentano fin da quell'epoca un Marconi «vero», silenzioso, profondo e sicuro. Un Marconi quale fu anche quando gli arrisero successi grandiosi: un semplice studioso dotato però dl idee chiare. Quanto più imponenti però diverranno a poco a poco le sue affermazioni, tanto più la sua anima, istintivamente modesta, si riverserà in un costante colloquio con se stessa. Fu quindi «ab imis» essenzialmente uomo d'anima oltrechè grande inventore: e pertanto le sue scoperte ebbero un cosi forte crisma di fede che facilmente condussero al mito dell'Uomo Marconi. Un mito basato sulla sobrietà e più che altro sul magnifico effetto di vedere sempre il suo carattere sereno anche nei momenti più difficili. E con sincera serenità divenne «sovrano assoluto» del più particolare regno che esista nell'universo; quello delle «onde elettromagnetiche»; strane «creature» che si configurano in quelle perturbazioni ondulatorie capaci, a seconda della loro frequenza, di dar luogo a svariatissime classi di fenomeni. Egli, esaminando «l'effetto Edison» - cosi detto dal nome dello scopritore - che consiste nell'emissione di elettroni da un conduttore caldo, alimentato da corrente e trasformando l’oscillatore di Mertz, riuscì a costruire con i pochi mezzi del suo rudimentale laboratorio due dispositivi che poi verranno chiamati stazioni: una emittente e l'altra ricevente. La prima installata nella sua stessa casa; la seconda a qualche chilometro di distanza su un'altura. Come fluirono nell'etere le prime oscillazioni e furono captate dalla stazione ricevente, echeggiò nell'aria un colpo di fucile poichè era stato preventivamente convenuto che tale sarebbe stato il segnale della riuscita dell'esperimento.
Cosi un semplice colpo di fucile, in quel lontano 1896, annunciò che l'ingegno umano incarnato dal giovane Marconi aveva fatto «centro» sulla più grande scoperta del secolo scorso: la telegrafia senza fili. Gli esperimenti furono ripetuti e lentamente migliorati dall'inventore. I segnali che si erano manifestati all'inizio piuttosto deboli furono rafforzati da un'applicazione dell'antenna più razionale ed efficiente. Non tutti però seppero valutare l'importanza della scoperta: seguirono scetticismi ed anche senza concreto esito rimase la domanda che l'inventore aveva rivolto al Ministero per una conseguente utilizzazione del nuovo mezzo a bordo di navi. Fu allora che Marconi, sempre validamente assistito e consigliato dalla madre e per trovare mezzi più idonei sul piano tecnico e per guadagnare tempo sul perfezionamento dell'invenzione, parti per l'Inghilterra, ove, anche attraverso la parentela materna, trovò assistenza ed ausilio. E la scelta del paese fu quanto mai opportuna anche perchè l'Inghilterra si avviava vieppiù a quel grado di potenziamento industriale che già aveva cominciato a creare sentimenti di rivalità nei confronti della Germania. Cosi, fondata nel 1897 la «Wireless Telegraph Company» per l'applicazione industriale della radio telegrafia, nel 1901 si effettuò l'esperimento di Marconi tra Poldhu (Cornovaglia) e l'isola di Terranova (America Settentrionale): i segnali telegrafici senza fili dimostrarono la possibilità concreta delle trasmissioni transatlantiche.
I piccoli, appena percettibili segnali del 1896, emessi dopo familiari esperienze, erano oramai divenuti una conquista imponente sul piano delle comunicazioni transoceaniche. Lo scetticismo era da tempo scomparso ed anche in Italia si era manifestato un fremito di commossa e giustificata ammirazione per l'inventore che, ad onta dell'ausilio estero, non aveva dimenticato di lasciare alla Patria, in linea di priorità, il privilegio dell'utilizzazione della sua scoperta. Privilegio che assunse un particolare significato perchè scaturì in un momento in cui le circostanze avrebbero potuto offrire all'inventore una ben diversa realtà!
D'altra parte se Marconi lasciò il suolo italiano non fu per cercare comprensione all'estero, bensi per trovare sul piano dell'industrializzazione quei coefficienti che in Italia non esistevano nè potevano sussistere quando si pensi che proprio allora e solo in determinati settori la nostra industria muoveva i primi passi. Ma un altro compito Marconi doveva assolvere nei confronti della Patria: gli obblighi del servizio militare. Ammesso più volte a ritardare il servizio stesso attraverso le normali proroghe, il giovane scienziato era stato poi nuovamente chiamato per definire la sua posizione.
Respinta sdegnosamente l'idea di cambiare cittadinanza, si rivolse per consiglio ed aiuto all'addetto militare presso l'Ambasciata d'Italia a Londra. L'addetto militare, a sua volta, interpellò il Ministro della Marina prospettandogli il caso. Il Ministero della Marina, che era al corrente degli studi di Marconi, lo invitò sia a prestare servizio, sia a continuare gli esperimenti a bordo di navi con l'ausilio dei mezzi che gli fossero stati necessari.
Nel giugno del 1897 Marconi tornò in Italia ed alla presenza dei Reali e di alte personalità del mondo scientifico esegui gli esperimenti. Esperimenti che si moltiplicarono anche sulla nave «San Martino». Al suo ritorno a Londra, dopo tre anni dalla permanenza in Italia, la Società « Wireless Telegraph and Signal Company» cambiò in «Marconi Wireless Telegraph Co. Ld». La telegrafia senza fili, ebbe inizialmente la sua utilizzazione sui battelli-fanale e sui fari lungo la costa inglese. Nel costituirsi della Società, come già abbiamo accennato sopra, non volle cedere alla Società stessa i diritti di brevetto per l'Italia per non condizionare la sua Patria in ogni eventualità, specie bellica, di subire restrizioni nell'uso della radiotelegrafia da parte di potenze straniere.
La relazione n. 3187, fatta in data 11-12-1897 dalla Direzione Generale di Artiglieria ed Armamenti del Ministero della Marina al Ministro Benedetto Brin, riporta testualmente: «Il Signor Marconi non solo col più grande disinteresse e con la più grande buona volontà ha accondisceso a presentare i suoi strumenti alla R. Marina ed anzi al R. Governo, fornendo tutte le notizie desiderate, ma ha rinunziato poi al compenso di lire 100 mila (n.d.r.: 100 mila lire nel 1897!) che gli sarebbe spettato qualora avesse ceduto alla Società all'uopo costituitasi (Wireless Telegraph and Signal Co.) l'esercizio dei suoi brevetti anche nel Regno, volendo creare alla sua Patria una condizione di favore... »
La relazione prosegue ancora: «Ed Egli continua a dimostrare la devozione alla sua Patria, fornendo disinteressatamente e con il massimo buon volere notizie sui risultati di nuove prove e sui miglioramenti introdotti nei suoi strumenti... ». Alla fine della stessa relazione Marconi veniva proposto per la Croce di Ufficiale della Corona d'Italia. Onorificenza che lo scienziato poi ottenne è fu la prima di una fitta serie di riconoscimenti in Italia e nel mondo. La sua popolarità crebbe sempre più anche perchè la nuova invenzione, applicata alle navi, non solo si tese utilissima, ma specie a seguito di sinistri fu l'unico mezzo atto a salvare la vita dei naviganti. Molte vite umane furono risparmiate in forza delle tre note sigle: « S.O.S. », lanciate tempestivamente nell'etere. Le cronache di quel tempo ebbero a registrare salvataggi famosi come quello dei passeggeri del «Titanic».
Ma dopo la telegrafia senza fili, lo sviluppo incessante degli studi del grande inventore portò ben presto a qualche c'osa che ancor più ebbe a meravigliare il mondo: la radio! E la vita di Marconi si identificò con la stessa storia della radio. Un fatto imponente al quale ormai siamo abituati e che ha trovato centinaia di utilizzazioni sul piano pratico e su quello industriale e commerciale.
Ma quale fu la commossa impressione di milioni e milioni di cattolici quando il 12 febbraio 1931 venne inaugurata da Pio XI la stazione radiotelegrafica ad onde corte della Città del Vaticano? Fu il grande Marconi ad annunciare il Pontefice. E tutto il mondo intese la parola del Santo Padre.
Ma come fece Marconi nel mare burrascoso delle «onde» a trovare la via giusta, la strada maestra che dal punto di vista scientifico rese efficiente la sua tenacia di esperimentatore? Sulla scorta dei calcoli basati sulla diffrazione era ormai opinione che fosse impossibile sormontare l’ostacolo frapposto dalla curvatura della terra alla propagazione delle onde elettromagnetiche. Marconi studiò allora le comunicazioni a distanze gradualmente crescenti, constatando che l'uso della antenna verticale messa a terra favoriva l'esperimento: ne consegui quindi che la terra partecipando al fenomeno della propagazione doveva consentire alle onde di seguirne la curvatura. Inoltre, aumentando la potenza messa in gioco dai generatori di onde elettromagnetiche, riuscì a fare in modo che le perturbazioni radioelettriche avessero interessato zone sempre più alte e più vaste dell'atmosfera.
L'esperienza transoceanica, di cui abbiamo già parlato, diede conferma poi, allo scienziato, delle grandi possibilità che scaturivano dalla sua concezione. Infatti fu proprio dopo tale esperienza che sorsero le teorie magneto-ioniche della propagazione delle onde lungo la superficie terrestre. Ma nel contempo non poteva sfuggire a Marconi che anche le onde molto corte, micro-onde, raggiungono distanze molto rilevanti; ed attraverso una serie di prove intorno al globo ne ricavò la proprietà trovando cosi il modo di utilizzare le onde selezionandone il criterio d'impiego. Sul panfilo «Elettra», adibito a laboratorio, egli si dedicò intensamente a tali studi cercando di trovare tutte le proprietà delle micro-onde. L'«Elettra», chiamata da G. D'Annunzio «la nave del miracolo», solcò i mari battendo bandiera italiana e recando ovunque l'Uomo che rappresentava il genio italiano, al quale fecero corona centinaia di attestazioni delle Accademie e delle Università di tutto il mondo. La notte del 19 luglio 1937, la morte fermò la vita del grande inventore lasciando di essa un vuoto incolmabile. Oggi però quel vuoto si va rapidamente colmando poichè gli uomini, con l'ausilio dei mezzi creati dall'indimenticabile scienziato, stanno per conquistare il mondo spaziale; è una conquista che avvalora positivamente il genio di Marconi rendendolo come in un meraviglioso prodigio presente fra gli spazi infiniti dell'universo: quasi a dimostrare che la vera scienza ha in sè un'armonia naturale che non può spegnersi perchè è nell'uomo di genio il soffio eterno del Dio creatore.
Pier Antonio CORSI
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